Luigi Spanò è nato a Santa Severina, in provincia di Crotone. A Lecce ha compiuto la sua formazione culturale e professionale frequentando l’Accademia di Belle Arti dove ha poi conseguito la titolarità della docenza della Cattedra di Pittura. A partire dal 1970, anno della sua prima personale tenutasi a Bari, ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero.
Spanò – scrive di lui Claudio Spinati
“ha una specie di cura maniacale della materia pittorica. E’ come una gemma preziosa, una sostanza raffinatissima da cui il maestro estrae una sorta di quint’essenza, delicatissima e intima.
Ma con questa materia sensibile elabora immagini di una forza e di una energia veramente rare. Aggressivo, lo si direbbe alla prima, misto di ironia e di tragedia, non facilmente inquadrabile nel suo sentimento, se ilare o risentito. L’invito evidente che promana, in ogni caso, dai suoi quadri è a entrare in un tragitto e a percorrerlo integralmente per vedere dove arriva la fine e se c’è un vero finale per il suo innato senso del racconto.
Tutto farebbe pensare, infatti, che il maestro pensi la pittura come un racconto continuo che scorre nei misteri del bosco e dell’infanzia, si inoltra nei sentieri della fantasia e si arrampica su ostacoli iperbolici e imprevedibili. Sembra il fondo degli Elfi e degli Gnomi della favola, richiamati a popolare l’universo della pittura da un novello Tolkien rivisitato sulle suggestioni del fiabesco quotidiano, fa nutrito di nuove visioni rispetto a quel venerando e rispettabile universo di filologia immaginaria”.
Grande estimatore del maestro era il professore Donato Valli il quale scriveva che “la pittura di Luigi Spanò si rinnova gradualmente attraverso cicli decennali, ognuno dei quali segna un tempo compatibile con una serie di sperimentazioni tecniche e formali che vengono recuperate in senso profondamente innovativo nel ciclo successivo. In tal modo l’arte di Spanò, pur conservando un suo interno valore specifico che la determina come dotata di forte personalità e di indiscutibile unicità, è messa continuamente in crisi nel suo percorso storico-biografico caratterizzandosi per l’alto tasso di irrequietezza sperimentale che determina l’energia evolutiva e l’inappagatezza formale dei risultati di volta in volta conseguiti. (…) I fattori emergenti di questo cogente travaglio artistico sono riconducibili a tre tassonomie canoniche dell’arte pittorica di ogni tempo: la materia, la luce, la tecnica, senza ordine di privilegio interno ma con una impellente urgenza di reciproca compenetrazione. La stessa tecnica non e’ tanto il mezzo attraverso il quale raggiungono compiutezza di espressione la materia e la luce intese come protagoniste del quadro, quanto attiva compartecipazione del fenomeno creativo e in un certo senso causa determinante della definizione dei contenuti”.
