LA PRESENZA DI TESTIMONI PUO’ CONTRIBUIRE A SALVARE LA VITA
Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nei paesi occidentali e in Italia, in particolare, sono responsabili del 34,8% di tutti i decessi, con significativa differenza tra i due sessi: 31,7% nei maschi e 37,7% nelle femmine.
Nell’ambito di questa patologia, una delle cause di morte più frequente è l’arresto cardio-circolatorio extraospedaliero (HOCA: Out-of-Hospital cardiac arrest) per fibrillazione ventricolare/tachicardia ventricolare senza polso (cosiddetti ritmi defibrillabili) da infarto miocardico acuto.
Si stima che ogni anno, in Italia, circa 60.000 individui siano colpiti da arresto cardiaco (in media 1 ogni 9-10 minuti; 1/1000 abitanti/anno), una patologia tempo-dipendente, nella quale, per ogni minuto di asistolia, con conseguente assenza di perfusione cerebrale, la probabilità di sopravvivenza del paziente diminuisce progressivamente, sino ad azzerarsi dopo circa 10 minuti di assenza di circolo, in assenza di RCP (rianimazione cardiopolmonare) e di defibrillazione, seguiti da una mortalità pari al 100%. Da quanto detto, si evince che l’HOCA è un evento a prognosi infausta in un’altissima percentuale di pazienti.
Fondamentale è la presenza, o meno, all’evento di testimoni (fig.1).
Se presenti testimoni, quasi sempre laici, si avra’ una rapida attivazione della catena della sopravvivenza e un precoce inizio del massaggio cardiaco da parte del cosiddetto “first responder” (fig. 2)
Fig.2. la catena della sopravvivenza
La catena della sopravvivenza si articola in 4 fasi: 1) allarme precoce, 2) BLS (basic life support),
3) defibrillazione elettrica, 4) ALS (advanced life support).
In presenza di testimoni vi è la possibilità, da parte della Centrale Operativa 118, di guidare telefonicamente i laici presenti sul luogo dell’evento ad una rianimazione cardiopolmonare immediata, nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza, con la conseguenza di determinare un incremento delle probabilità di sopravvivenza del paziente (istruzioni pre-arrivo –> outcome favorevole).
Lo studio EuReCa (acronimo di Registro Europeo dell’arresto cardiaco extra-ospedaliero) ha la finalità di analizzare le cause, la tempistica del soccorso e gli esiti dell’arresto cardiaco.
Nel mese di maggio 2022 è partita la terza edizione dello studio EuReCa (EuReCa Three), dopo i precedenti studi EuReCa One (del 2014) ed EuReCa Two (del 2017).
IRC (Italian Resuscitation Council), società scientifica che si occupa delle procedure per la rianimazione cardiopolmonare, nato in Italia nel 1994, ha invitato le varie Centrali Operative 118 di tutta l’Italia a partecipare allo studio EuReCa Three. All’invito hanno risposto 20 Centrali Operative 118 italiane (fig.3)
Fig.3 – Studio EuReCa Three
In Puglia sono state coinvolte le Centrali Operative di Bari/BAT, Foggia e Lecce. In particolare, la Centrale Operativa 118 di Lecce ha già partecipato ad entrambe le precedenti edizioni ed ha aderito per prima, in Puglia, ad EuReCa Three.
Lo studio ha avuto l’obiettivo di registrare gli arresti cardiaci extra-ospedalieri verificatisi in provincia di Lecce nel trimestre settembre-novembre 2022.
Per ogni arresto cardiaco sono stati analizzati i seguenti dati:
-tempistica
-tipologia del mezzo di soccorso inviato: con medico (ambulanza Mike), con infermiere (ambulanza India) o con soccorritori (ambulanza Victor)
-ritmo ECG di presentazione
-esito (nel caso di ripresa del circolo spontaneo o ROSC, cioè return of spontaneous circulation)
-condizioni cliniche del paziente all’arrivo in Pronto Soccorso
-sopravvivenza a 30 giorni (outcome).
Nel caso specifico della Centrale Operativa 118 di Lecce nel suddetto trimestre, si sono registrati 216 arresti cardiaci. Di questi, 125 (57,8 %) hanno interessato il sesso maschile e 91 (42,2 %) il sesso femminile. In 184 casi (85,1 %) è stato attivato un mezzo medicalizzato (Mike), in 21 casi (9,7%) è intervenuto, in prima battuta, un mezzo con infermiere (India) ed in 11 casi (5,3 %) sono intervenuti, almeno inizialmente, i soli soccorritori (ambulanza Victor), successivamente supportati da equipe ALS, appena disponibile.
Il tempo medio intercorso tra l’attivazione della Centrale Operativa 118 e l’arrivo del mezzo presso il luogo dell’evento è stato di circa 8 minuti, pari alla media nazionale dei tempi di soccorso.
In 18 casi (8,3 %) il ritmo di presentazione è stato un ritmo defibrillabile (fibrillazione ventricolare/tachicardia ventricolare senza polso).
I casi di ROSC sono stati 5 (2,3 % del campione) e di questi, in 1 caso (0,5 %) si è avuta la sopravvivenza a 30 giorni, mentre per gli altri 4 casi (1,8%) si è registrato il decesso. In 2 casi (0,9%) l’exitus è avvenuto in Pronto Soccorso oppure prima della dimissione dall’ospedale nei restanti 2 casi (0,9%). Dallo studio EuReCa Three emerge una percentuale di arresti cardiaci, rispetto alla popolazione servita, che va dallo 0.009% di Vicenza, allo 0,01% di Bologna, Modena, Rovigo, Belluno, Venezia, Treviso, Bolzano, Pordenone, Udine e Bari, allo 0,02% di Trento Trieste e Lecce, allo 0,03% di Rimini e Milano e allo 0,04% di Ferrara. La percentuale di sopravvivenza della nostra Centrale Operativa 118 è in linea con la media nazionale.
Dalla letteratura risulta evidente che la RCP precoce, anche da parte dei testimoni occasionali dell’HOCA, guidati dagli operatori della Centrale Operativa 118, aumenta le probabilità di ROSC e quindi di sopravvivenza del paziente, migliorandone l’outcome. Anche nella nostra realtà siamo impegnati a migliorare questo aspetto, producendo corsi BLSD per la popolazione e proponendo le istruzioni pre-arrivo agli utenti, procedura che oggi è anche riconosciuta dalla normativa (art. 7 della LEGGE 4 agosto 2021, n. 116).
In un futuro prossimo, il soccorso dei pazienti in arresto cardiaco potrà avvalersi di tecnologie sofisticate come per esempio il massaggiatore cardiaco automatico esterno (anche se non esistono evidenze definitive ed accordo unanime circa il suo impiego) e l’ utilizzo, in particolari situazioni, di droni telecomandati per il trasporto, sul luogo dell’evento, di defibrillatori automatici, di emoderivati o di altri presidi necessari per il paziente in arresto cardiaco, sempre nell’ottica di migliorarne l’outcome.
Infine, laddove possibile, tutte le ambulanze del SEUS 118 dovrebbero essere di tipo Mike o almeno India con formazione “Advanced” (ALS).
Dott. Mauro D’Angelo
Dott. Maurizio Scardia
Dott. Luigi de razza
Dott. Cesare Sabetta