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Ospedale San Raffaele di Milano

INCREMENTARE LA PRESENZA DELLO STUDENTE AL LETTO DEL MALATO

Per discutere dei punti di forza e dei punti di debolezza del sistema formativo italiano parto da una storia. Non tanto tempo fa, qualche anno, mi è capitato di leggere le osservazioni riportate dall’Editor in Chief della prestigiosa rivista American Journal of Ophthalmology Frank Newell che riferiva che dai risultati di una revisione degli articoli pubblicati si evidenziava come nel tempo il numero degli articoli pubblicati da autori europei era aumentato rispetto a quanto pubblicato da autori americani.

Il commento a questa osservazione era che, con il passar del tempo, l’apprendimento della medicina secondo le regole anglosassoni del ‘problem solving’ aveva creato una serie di professionisti esperti nel particolare ma che perdevano di vista i problemi nel loro complesso e l’interpretazione di ciò che accade.
In effetti l’apprendimento della medicina nel mondo anglosassone privilegia l’aspetto pragmatico, concreto, ed è fortemente incentrata su rigidi algoritmi di diagnosi e cura, dando poco spazio alla comprensione dei meccanismi eziopatogenetica e fisiopatologici delle malattie, con una conseguente scarsa capacità di interpretare ciò che accade nel malato.

Invece la comprensione dei meccanismi fisiopatologici degli eventi medici e la capacità di approfondirne i differenti aspetti devono essere riconosciuti come fondamentali nel bagaglio culturale del medico. La caratteristica fondamentale del sistema formativo italiano, frutto di una mentalità si può dire un po’ bizantina, è proprio la capacità di formare la cultura del medico attraverso una preparazione teorica approfondita.

Tale modello formativo non è da buttare via perché ha i suoi vantaggi. Occorre però integrare questa formazione culturale con una maggiore attività al letto del malato. Ed in questa pietra miliare è stata l’introduzione della Tabella 18 ad opera del Prof. Salvatore di Napoli. I vantaggi sono stati un apprendimento più agevole, con classi di studenti più piccole ed esami frazionati in più parti, senza più i “mattoni” di una volta; la possibilità di frequentare i reparti, consentendo di vedere e mettere in pratica ciò che veniva studiato sui libri; la possibilità di interloquire meglio con il paziente perché veniva implementata la conoscenza nella pratica. Lo studio teorico affiancato da una costante e progressiva attività pratica nei reparti ha consentito un riconoscimento della qualità della preparazione dei nostri studenti anche in strutture estere, dove gli stessi venivano inviati per periodi di perfezionamento.

Un grave errore non sostenere adeguatamente la ricerca

Purtroppo la ricerca è il nostro tallone di Achille. L’Italia investe un quinto delle risorse che vengono investite negli altri paesi europei. La Germania investe fino a 10 volte, ma anche la Francia o la Spagna. Ci avviamo ad essere il fanalino di coda dell’Europa perché si è sempre pensato che i soldi investiti in ricerca sono soldi buttati ed invece costituiscono un importante investimento sia in risorse strutturali sia in risorse umane. Noi potremmo creare una marea di posti di lavoro se solo riuscissimo a mettere a concorso un numero sufficiente di posti da Ricercatore.

Io ho la fortuna di lavorare in una struttura come il San Raffaele dove da sempre il connubio ricerca/qualità delle cure è sempre stato rispettato. E questo grazie soprattutto all’eccellente intuito e lungimiranza di Don Verzè, che molti anni fa intuì che il volano ideale di una struttura dedicata alla clinica poteva essere solo una struttura dedicata alla ricerca. Troppo spesso invece l’attività di ricerca è sottovalutata dai nostri governanti e tale visione è assolutamente miope. E’ vero che i nostri politici hanno sempre il respiro corto, condizionato dalle scadenze elettorali che richiedono una ricaduta a breve termine, e questo non aiuta. Per impostare programmi fruttuosi di investimento sulla ricerca è necessario aver il fiato lungo, fare programmi a lunga gittata.

Una Facoltà di Medicina deve avere un respiro internazionale.

Da studente sono andato all’estero ed ho continuato a farlo anche successivamente, e la mia stessa vita e carriera universitaria si è sviluppata in più sedi: Varese, Pavia, Trieste, Udine, Ferrara, Milano. Sono assolutamente convinto che ciò contribuisce ad avere una mente più aperta: la condivisione di esperienze diverse, anche di livello più basso, aiuta a focalizzare i problemi più importanti da affrontare e risolvere e gli errori da non commettere. Nel concetto di Università è insito il concetto di “Universale”: più ci si confronta, più si lavora bene.

Se fossi Ministro dell’Istruzione – Università – Ricerca mi preoccuperei soprattutto di assumere più giovani. L’Università è diventata vecchia, l’età media degli Universitari è alta; nell’Università il vecchio è un valore aggiunto se è illuminato al punto tale che riesce a creare occasioni per i giovani. Il sistema Italia da anni non prevede il reclutamento di giovani Ricercatori: quello che si fa attualmente è sanare le situazioni di precariato con operazioni dispendiose che non sempre sono vantaggiose. E’ la ricerca della qualità che dovrebbe guidare la selezione dei giovani. Oggi viviamo in un mondo trasparente: attraverso Pubmed è possibile individuare i ricercatori più meritevoli, e quindi è possibile fare scelte obiettive. Nell’Università non è possibile giocare con la qualità.

Invece da Ministro della Salute mi preoccuperei di arginare l’ingerenza del mondo politico in ambito sanitario. I primariati e anche la gestione delle cattedre hanno risposto, spesso, a logiche partitiche più che di merito e questo ha contribuito notevolmente al degrado del mondo sanitario italiano. Ancora una volta il merito è la scelta più corretta.

(INTERVISTA TELEFONICA a cura di Silvio Colonna)

 

prof. Francesco Bandello
prof. Francesco Bandello, professore ordinario di Oftamologia – Milano

 

  • Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano
  • Direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia, Università
  • Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano
  • Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, Università Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano dal 2012 al 2020
  • Revisore esperto per il “National Institute of Health” (N.I.H. – U.S.A.) per i progetti di ricerca nel campo della retina, dal 2006
  • Presidente dell’”Academia Ophthalmologica Europea”. Membro dell’”Academia Ophthalmologica Internationalis”, etc.etc.
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