INDISPENSABILE UNA ACCURATA RACCOLTA DI NOTIZIE ED UNA CORRETTA DIFFUSIONE
Il grave stato pandemico determinato dal Covid-19, e che tanta preoccupazione e danni ha indotto, mi ha rammentato alcuni concetti espressi in un datato lavoro pubblicato, con validi collaboratori, anni or sono, sull’intelligence medico. Permanendo nella convinzione della ineluttabile utilità di collaborazione, tecnica ed organizzativa, tra varie sanità (civile, militare, privata, nazionale e mondiale) ripropongo alcuni concetti che ritengo ancora attuali.
Intorno a noi, ora, c’è il tempo dell’osservazione e dell’analisi. Un ponte gettato tra passato e futuro. Storia, esperienze, analisi, di varia estrazione e provenienza, sono indispensabili per poter scegliere con consapevolezza la strada che conduce al futuro, altrimenti si rischia il disorientamento, l’incertezza, la dispersione.
Quando si parla di intelligence viene subito da pensare ad azioni illegali, ad infiltrati, a microspie e sistemi del genere.
I mass-media, peraltro, accreditano giornalmente tale convinzione e l’opinione pubblica, prima alquanto sospettosa e prudente di fronte ad attività di spionaggio, oggi la avverte come necessaria e, in determinate circostanze, indispensabile. Talchè, anche qualificati osservatori, auspicano un’attività di intelligence sempre più diffusa e penetrante quale rimedio prevalente per combattere il terrorismo di qualunque tipo sia.Il medico, da sempre, per principio etico ippocratico, ha qualificata conoscenza ed osservanza del segreto professionale.
Di fronte all’attuale scenario mondiale, con pericoli diffusi ed immanenti di bioterrorismo, con un rischio globale, con nemici invisibili e non codificati, occorre un netto abbassamento dei limiti del segreto e, di converso, l’innalzamento di una capillare diffusione di ogni notizia ed informazione (casistica, organizzazione, management, scorte, tempi di reazione, centri di riferimento ecc.). Si è visto quante migliaia di italiani si trovavano all’estero ed altrettanti stranieri soggiornavano nella bella Italia: i confini storici hanno oggi poco significato: occorre un controllo più riservato e sicuro (B§B, Case vacanze, Hotel, tendopoli e roulotte; scambi culturali e amicali, ecc.) non pervasivo ma solidale, minutato e sicuro.
Paradossalmente l’intelligence medico, per avere successo, richiede più basso livello dei segreti e dei parametri di sicurezza. La Sanità militare, operando da tempo sui più vari teatri di guerra, terrorismo, eventi sismici ecc., ha acquisito preziose esperienze, collaborando sia con alleati e autorità locali, sia con la popolazione civile in toto e con chi, comunque, avesse bisogno di aiuti sanitari.
La conoscenza, il rispetto e la compenetrazione di varie culture; l’apertura ad esperienze e saperi locali; una preventiva raccolta di dati sulle altrui condizioni sanitarie, sia in termini epidemiologici sia organizzativi e strutturali; un servizio di intelligence multidirezionale e a feedback positivo; il collegamento in rete con i vari presidi sanitari; una buona implementazione di telemedicina, hanno consentito di fronteggiare con successo le varie esigenze, sia militari che civili.
OCCORRE SEMPRE RAPPORTARSI CON GLI ALTRI
Occorre rapportarsi con gli altri, come hanno fatto sempre gli ufficiali medici comandati in servizio lontani dal territorio nazionale, conoscendo non solo le medicine e le risorse sanitarie locali ma anche la loro cultura, le loro tradizioni e le loro usanze, per potersi integrare con loro senza urtarne la suscettibilità e sensibilità. Prima esigenza per un approccio utile e fattivo.
Basti pensare alla difficoltà di visitare donne e bambini islamici che non vogliono spogliarsi, farsi toccare, esporsi.
A parte le difficoltà della lingua. L’empatico legame professionale che si instaura tra il sanitario, anche se militare, e l’utenza locale contribuisce validamente ad allargare l’area del consenso (M Donvito). Peraltro anche in territorio nazionale, e nel Salento, la forte immigrazione dall’Africa e dall’Oriente ci mette a contatto ogni giorno con situazioni sanitarie di cui conosciamo poco o nulla.
La bibliografia scientifica ci aggiorna su qualche Trial che comprende popolazioni nere (vedasi differente risposta agli ACEI e ai Calcio-antagonisti) ma poco o nulla sappiamo della loro anamnesi patologica, né dei fattori di rischio che si portano appresso e quindi delle esigenze più immediate (vaccinazioni ecc.) prima di una iniziale integrazione. Ed il rischio, come si è verificato per l’infezione tubercolare, è soprattutto per loro, gli immigrati.
Le Forze Armate essendo un gruppo statistico osservazionale molto omogeneo si presta bene sia a controlli e ricerche trasversali che per trials longitudinali (Greco L.). Il monitoraggio continuo costituisce un osservatorio ideale per la rilevazione dati. Ciò induce ad auspicare una sempre maggiore e più stretta collaborazione e scambio di esperienze e dati sanitari, utili non solo nell’emergenza, come trascorse esperienze insegnano, ma anche per l’organizzazione ed il management quotidiano.
La programmazione non può essere improvvisata o pensata su dati ultranei. Anche nel campo strettamente clinico abbiamo sperimentato, a nostre spese, che assumere acriticamente altrui esperienze è fallace. Per decenni ci siamo adattati supinamente a quanto proveniva da oltreoceano, ove erano sicuramente più progrediti ed aggiornati, ma senza tener conto che le realtà locali esigevano aggiornamenti e dati specifici. Il paziente del Nord America non è uguale a quello italiano e probabilmente nemmeno il valdostano ed il sudtirolese è uguale al salentino.
L’Intelligence medico, insisto, deve riferirsi a realtà generali anzi globali ma, alla fine, deve concretizzarsi nel particolare, per essere efficace nel raggiungimento dell’obiettivo. Noi medici dobbiamo essere i primi esperti raccoglitori di notizie da assiemare per renderle statisticamente pesanti ed utili. Il lavoro di intelligence, fin dai tempi più antichi, è consistito nel raccogliere notizie ed informazioni riservate o segrete, per consentire migliori e più opportune decisioni operative a governi, aziende, gruppi di potere.
Oggi l’intelligence, per la molteplicità delle fonti e l’enorme estensione del campo d’azione, non riguarda più solo scopi militari ma investe ogni aspetto della vita politica e socio-economica di ogni Paese. In particolare, anche in campo sanitario, è indispensabile una adeguata conoscenza della realtà globalizzata, senza rinchiudersi nel proprio cortile ma spaziando in campo nazionale ed europeo, (Donvito e Tarabbo).
SICUREZZA PUBBLICA E INCOLUMITA’ DELLE PERSONE
L’attività di Medical Intelligence oggi deve poter garantire la sicurezza pubblica e l’incolumità delle persone, sia di fronte a minacce incombenti, come p.es. il bioterrorismo, e, esperienza recente, il virus COVID. L’Intelligence è classicamente connotata dalla segretezza: oggi, in campo sanitario, l’obiettivo dell’intelligence deve consistere soprattutto nella diffusione, la più precoce ed obiettiva possibile, di tutte le informazioni utili alla sicurezza sanitaria per l’utilizzo comune.
Il sapere medico trasferito alla collettività come educazione alla salute è lo strumento più efficace per difendersi dalla minaccia bioterroristica.
Le informazioni mediche, pubbliche e private, devono giungere in tempo reale al computer di ogni cittadino. La conoscenza è potere ed ogni forma di governo dovrebbe promuovere lo scambio di informazioni per far crescere il grado di consapevolezza e sicurezza di tutti i cittadini (Donvito).
Il pericolo maggiore, specie in occidente, può derivare proprio dal contrasto di chi detiene il potere (Politici) e chi detiene il sapere (Università, esperti, centri di ricerca, Editoria ecc.).
L’ideale sarebbe creare una rete globale che colleghi tutti i medici, il mondo accademico universitario, gli Istituti di Ricerca, la Sanità Militare, ma anche le strutture sanitarie private ed i semplici cittadini, per una informazione tempestiva e precisa. Tutto l’ambito medico nazionale andrebbe trattato e considerato come un’unica grande fonte di intelligence e prezioso sapere.
La migliore difesa sanitaria della nostra nazione è rappresentata da una classe medica e da una cittadinanza adeguatamente informata ed istruita nel cogliere i segnali precoci e le fonti del pericolo (sia che trattasi di bioterrorismo o pericolo di pandemie o di amianto…) ma sempre con una strategia globale di informazione rapida e persistente.
In conclusione ed in parole semplici il concetto di segretezza e di “spia” per quanto attiene la sicurezza sanitaria è superato, anzi capovolto.
Tutti dobbiamo essere “spie” nel senso di attenti osservatori e tutti dobbiamo essere, non segreti, ma aperti divulgatori e disseminatori di notizie che, opportunamente raccolte ed analizzate, meglio se provenienti da fonti pubbliche ed autorevoli, consentono di adottare tempestivamente misure di prevenzione e di sicurezza. E ciò nel senso più globale possibile.
La divulgazione dei dati è già una difesa: si pensi, per esempio, ad un gruppo terroristico che voglia disseminare il vaiolo: sapendo che il paese da colpire è ben vaccinato o comunque in grado di provvedere bene e rapidamente, che interesse avrebbe a produrre un’azione priva di efficacia? Dovrebbe spostare il mezzo o l’obiettivo. Ecco quindi il capovolgimento: non segretezza ma ampia diffusione di dati e notizie sulla prevenzione, sull’educazione sanitaria, sulla dotazione di scorte e sistemi di intervento rapido, sulla capacità di mobilitazione operativa totale e coordinata, di tutte le forze sanitarie.
Ed ecco la necessità di un coordinamento permanente, sul territorio, delle varie organizzazioni sanitarie, al fine di trasmettersi dati ed esperienze ma anche per utilizzare al meglio professionalità e conoscenze specifiche. Importante che i nostri rappresentanti all’estero e, in particolare, le ambasciate, non si interessino solo di aspetti economico-politici, pur fondamentali, ma tendano orecchio attento alle condizioni sanitarie, allo stato della ricerca, alle condizioni sanitarie, alla diffusione o prevalenza di malattie specifiche, non lesinando accordi, aiuti, scambi di conoscenze mediche e farmacologiche.
Con gli attuali veloci interscambi internazionali, un piccolo focolaio di una sperduta località, anche molto lontana dal nostro Paese, può divenire, inaspettatamente, epidemia o, peggio, pandemia. Certo sarebbe augurabile che, specie in campo sanitario, reciproche informazione ed accesso allo stato dei fatti, fosse facile e programmata, ma, in carenza, e nella perdurante instabilità socio-politica mondiale, un lavoro di intelligence deve far parte non secondaria di una organizzazione sanitaria locale, nazionale o Europea: prima valida difesa ed offesa, per collaborazione, ricerca, sviluppo di farmaci nuovi e metodi di prevenzione efficaci.
Possiamo trarre buone esperienze dalla attuale pandemia: il passato si giudica nel futuro. Verso la minaccia, rappresentata dal bioterrorismo, è necessario disseminare quanti più sensori clinici sanitari ed ambientali possibili. Non basta la scienza ma occorre la conoscenza condivisa (Galileo-Dialoghi).
Gli attacchi del bioterrorismo vanno prevenuti, il ritardo sarebbe estremamente pericoloso: le infinite risorse di Internet devono essere aperte a tutti ed a basso costo, per creare una comunità di intelligence medica virtuale, a forte deterrente e ad immediata risposta.
In sintesi: i tempi attuali, con minacce sanitarie sia di tipo terroristico sia per il pericolo di pandemie, vista la globalità degli interessi, la rapidità di spostamenti e diffusione, oltre che per l’instabilità ed imprevedibilità di molti quadri politici, richiedono un lavoro di Intelligence Medico aperto, sensibile e, soprattutto, diffuso.
I pericoli vanno prevenuti e, a tal fine, la conoscenza e lo scambio di dati, esperienze, ricerca, in tempo reale è di fondamentale importanza.

Bibliografia
- Donvito M., Tarabbo M.:Giornale di Medicina Militare. Fasc. 5-6;2004.
- Steele R.D., Intelligence – Rubettino – 2000
- Greco L. C. Giuranno, V. Napolitano, L. Preite, C. Greco: I FRCV in un gruppo omogeneo di militari: follow-up a 10 anni (Cong. Naz. ANCE -Roma 2005)