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La permanenza coatta presso le nostre abitazioni, misura necessaria per arginare il contagio durante l’epidemia da Covid 19, oltre a farci riscoprire valori perduti, ci ha concesso il tempo per pensare. Consuetudini e affetti, il calore della famiglia, la riscoperta degli oggetti e degli spazi fra le mura domestiche hanno restituito un senso diverso al vivere quotidiano. La frenesia del ritmo, imposto dalle esigenze del mercato, ci aveva resi automi, guidati da meccanicismi che avevano sconvolto la finalità dell’essere umani.

Riflettere sul passato è stato inevitabile e fra le storie, che più di altre sono ritornate alla mente, la splendida avventura con un gruppo di medici che hanno da subito costruito una squadra coesa e determinata a lasciare una traccia significativa nella storia della sanità locale.
Si avvia a conclusione un accattivante triennio pieno di programmazioni e finalizzazioni che si auspica possano avere riscosso il plauso nella categoria.
Ogni fine anno la festa dell’accoglienza per i nuovi giovani colleghi, presso il teatro Apollo di Lecce, splendida cornice cittadina, ha voluto rappresentare la nostra attività di medici fieri di essere protagonisti per il benessere collettivo nella lotta contro il male.

Ci hanno definiti eroi durante la fase di pandemia per avere messo a repentaglio la vita impegnati contro un microscopico flagello che continua a mietere vittime in tutto il mondo, dopo avere messo in ginocchio l’economia globale.
“ARS merendi” è stata concepita per essere una festa destinata ad integrare il nuovo col vecchio, un passaggio di testimone inteso non come trasferimento di competenze, ma condivisione di atti rivolti al donarsi lungo l’arco della propria esistenza.
In quest’ottica, protagonisti assoluti della celebrazione dell’arte medica, sono stati i colleghi premiati per avere raggiunto il traguardo dei cinquanta anni da quel giuramento ad Ippocrate che li ha consacrati alla nobile arte.

La pandemia SARS Covid 19 ha evidenziato le nostre fragilità e stimolato l’impegno per una battaglia mai uguale nei secoli ma sempre attuale, mai combattuta con le stesse armi convenzionali, rinnovate nel tempo. I colleghi “attempati” pronti “alle consegne” erano lì, sul palco del celebre contenitore cittadino, a rappresentare la storia della medicina che, pagina dopo pagina, descrive la vita, le evoluzioni tecnologiche, le vittorie e le sconfitte, i morti che non si è riusciti a salvare e i pazienti guariti col consueto impegno.

Quando un medico anziano lascia il campo rimane indelebile nei ricordi ed aggiunge una ulteriore pagina al libro della storia della medicina locale. Fra gli altri il prof Bartolomeo Armenise, pioniere della neurochirurgia nel Salento. Ci ha lasciati questo anno nel rimpianto del suo glorioso trascorso. Dopo l’inizio della sua attività a Zurigo, nel 1960, in una delle strutture neurochirurgiche più prestigiose del mondo, la sua attività è continuata nell’Ospedale “V.Fazzi” di Lecce, divenendo riferimento costante. La sua figura rimarrà pietra miliare, frammento di storia, che arricchisce un racconto senza fine dalla trama intrigante e appassionata del semplice vivere in camice bianco.

ANTONICA SALVATORE, BRAY ALDO, CENTONZE LUCIO, COSTANZO ROBERTO, CRESPINI WLADIMIRO, DE BENEDETTO MICHELE, DE BLASI LUIGI, FAZZI GIUSEPPE ROBERTO, KARUVELITHARA OMANAJA, LEONE COSIMO, MIGLIETTA ANTONIO, OLIVA GIANCARLO, RENDA ANDREA, SERGI VALTER, TINELLI FRANCESCO sono stati, in ordine di tempo, gli ultimi colleghi celebrati per avere raggiunto il traguardo dei cinquant’anni dalla laurea.
Nella splendida cornice del Teatro Apollo, nel centro cittadino, in una serata partecipata in ogni ordine di posto, l’emozione è stata la protagonista degli appuntamenti fra i più attesi.

A calcare la scena inizialmente tanti giovani colleghi, iscritti al nostro ordine professionale nell’anno in corso. Dopo, sul palco, i medici del recente passato, oramai in pensione, a testimoniare una vita cui ispirarsi per un percorso degno di essere ricordato.
Erano rappresentate esperienze in camice bianco vissute nelle trincee della medicina del territorio, nelle rianimazioni, nelle sale operatorie, nelle corsie ospedaliere.

Molti di loro hanno contribuito alla storia di ospedali del centro o del Nord pur mantenendo salde le radici della nostra terra, mia avara di talenti.
Diminuiscono i contagi della SARS-Covid 19 e ci si ritrova nella cosiddetta fase 2 con l’inquietudine che possa riprendere il contagio e ritrovarsi in permanenza forzata nelle nostre abitazioni. Per evitarlo dovremo vivere con l’obbligo di usare la mascherina facciale, e rispettare il distanziamento sociale. Non siamo in grado di prevedere se sarà possibile organizzare “ARS medendi 3” anch’essa legata alla evoluzione della pandemia.

Altri saranno i protagonisti dell’unica trama che regola la corretta interpretazione del vissuto di un medico sempre all’opera senza risparmiarsi mai. La professione talora vituperata, talaltra esaltata rimane unico riferimento valido per garantire la salute nella lotta contro le infermità. Le patologie si presentano con imprevedibile casualità, sempre diverse in una globalità che accomuna, non più zonali ma presenti nei vari continenti, favorite dagli spostamenti.

I medici saranno sempre lì, al fronte variamente inteso, a rischiare la vita, pronti al sacrificio per mantenere fede all’impegno assunto. Pur nella differente marea di sentimenti, talora eroi, talaltra soggetti da perseguire, saremo semplicemente sanitari nell’esercizio delle nostre funzioni.
Durante la pandemia determinata da coronavirus significativo che molti pensionati abbiano dato la propria disponibilità di essere arruolati nella insolita battaglia contro il nemico nuovo e imprevedibile che ha messo a dura prova la scienza.

L’Italia ha svolto il proprio ruolo con riconoscente encomio internazionale. Anche il nostro meridione è stato determinante. L’auspicio è che la fine dell’anno permetta di ritrovarsi per continuare a celebrare i fasti della nostra professione ed attribuire la medaglia d’oro a nuovi pensionati che abbandonano la scena per raggiunti limiti di età. Qualcuno potrà non essere più fisicamente presente; all’esercito dei combattenti in camice bianco mancherà qualche unità. Sarà sostituita dalle giovani leve che dall’esempio dei predecessori sapranno cogliere stimoli ed entusiasmo per continuare l’esercizio della nobile arte che continueremo a rappresentare con impegno, orgoglio e passione.

 

 

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Dr. Peccarisi Gino Vice Presidente OMCeO Lecce
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