IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE: LA PANDEMIA SPERIMENTA LA GUERRA MODERNA
La pandemia da Covid-19 ci ha fatto vedere – ma non capire – come sarà la guerra moderna. In un futuro ormai cominciato, il ruolo delle armi tradizionali diventerà marginale e verrà sostituito dalle parole e dalle immagini. Ma non è detto che sarà meno drammatica.
Negli ultimi venti anni abbiamo assistito alla sistematica distruzione del concetto di informazione e alla progressiva sostituzione con il concetto – ormai divenuto dominante – di comunicazione. Non è cosa da poco e la portata di questa trasformazione è facilmente comprensibile analizzando il significato stesso delle due parole.
INFORMAZIONE vuol dire trovare notizie, analizzarle criticamente e trasmetterle nella maniera più chiara possibile ad una utenza la più ampia possibile che poi deciderà di utilizzarle come meglio crede.
COMUNICAZIONE significa individuare le notizie più funzionali al centro di potere – sia esso politico, economico, scientifico, comunità o singolo individuo – ed offrirle nel modo più accattivante possibile ad una utenza la più ampia possibile in modo da influenzarla e portarla verso le convinzioni del comunicatore.
In questo contesto, non serve più – anzi, è dannoso – il professionista dell’informazione, cioè il giornalista, che deve essere emarginato e sostituito con il professionista della comunicazione. Operazione delicata, lunga ma perfettamente riuscita. Basti navigare su Internet o sbirciare i vari canali televisivi per rendersene conto.
Tutto questo ha indotto i singoli cittadini a sentirsi autorizzati – anche a motivo dell’ego dominante nella società moderna – a diventare a loro volta comunicatori. In sintesi, il CARRO DI TESPI di antica memoria, sul quale personalità di altissimo livello giravano per la città coinvolgendo la gente in discussioni di alto livello, ha lasciato il posto ad uno, cento, mille PIFFERAI MAGICI (palesi e nascosti influencer) capaci di portarci dove vogliono.
CHI RIUSCIRA’ A CONTROLLARE LA COMUNICAZIONE VINCERA’ LA GUERRA
E veniamo ad analizzare quanto è accaduto nel corso di questa drammatica ed inaspettata emergenza pandemica. Il Covid-19 ha messo in azione il meglio ed il peggio della comunicazione. Lo smarrimento provocato nell’intera società dalla malattia e dalle drammatiche conseguenze (ospedali stracolmi, migliaia di morti, camion pieni di bare, economia a tappeto) e le possibili pericolose conseguenze anche di ordine pubblico, hanno spinto i centri di controllo ad intraprendere contromisure di natura comunicativa capaci di stemperare o almeno contrastare la negatività dominante.
Ecco dunque irrompere in ogni angolo del Paese il concetto per cui ANDRA’ TUTTO BENE. Perché il messaggio potesse avere effetto era necessario farlo diventare prerogativa di tutti. Una cintura che tutti dovevamo indossare e sentire nostra. Un messaggio positivo che non ci viene imposto ma che parte da ognuno di noi e ci fa diventare orgogliosi protagonisti.
Ma non basta. In una società in cui non si fa nulla senza sostegno (dalle pensioni di invalidità al reddito di cittadinanza… fino al navigatore in auto… per non parlare dell’asfissiante protezionismo nei confronti dei figli) era necessario trovare delle figure tranquillizzanti. Morti da tempo l’Angelo custode e Superman ecco apparire all’orizzonte il concetto di MEDICI EROI, e poi quello di INFERMIERI EROI e ancora di OPERATORI SANITARI EROI. Un concetto facile da veicolare perché, effettivamente, in questa guerra contro il Covid migliaia di medici, infermieri, operatori hanno combattuto sul fronte con eroismo, spesso anche a rischio della propria vita. E poco importa se questo sacrosanto concetto di eroismo è stato fatto proprio anche da chi la trincea l’ha vista solo in televisione.
A questo punto, una comunicazione positiva rischia di trasformarsi in un’arma impropria, dagli effetti devastanti. Diventa una clava con la quale imporre il proprio pensiero e stroncare quello degli altri. Irrompono sulla scena milioni di esperti che pretendono di esporre il proprio pensiero – spesso insulso – e farlo diventare virale. Per riuscirci è necessario ottenere visualizzazioni e condivisioni ed ecco allora che la gara a chi la spara più grossa diventa virale.
Il dramma è che a questo gioco al massacro partecipano anche professionisti di chiara fama ben addestrati al fatto che per raccogliere proseliti è necessario lanciare esche accattivanti e diverse da quelle utilizzate dagli altri competitor. E pazienza se ciò provoca confusione; nella guerra della comunicazione, la confusione è un’arma potente ed essenziale. Se poi è accompagnata da una elevata batteria di fuoco… il gioco è fatto.
Prendiamo ad esempio la strategia messa in atto per salvaguardare il concetto di SANITA’ LOMBARDA LA MIGLIORE AL MONDO messo in dubbio dalla difficoltà di gestire la crisi in quella regione. Il meccanismo è stato semplice: dare visibilità agli operatori del Nord ed oscurare i colleghi del Sud. La sistematica occupazione di tutti i mezzi di comunicazione aveva questo obiettivo primario. La necessità di visibilità di molti nomi noti ha facilitato il compito.
In conclusione, la comunicazione ha avuto un ruolo essenziale in quella che è unanimemente riconosciuta come una delle peggiori crisi sanitarie e sociali di sempre. Gestire la comunicazione diventa essenziale. Dovere morale è contrastarne la degenerazione ed indirizzare la comunicazione lungo i binari della correttezza e della utilità sociale.
Un compito a cui Salento Medico non si sottrae ed a cui affida la sua mission. In questo contesto la decisione di dedicare due numeri al Covid-19 alimentando un dibattito serrato, approfondito, onesto. Per mettere al bando il Pifferaio magico e rilanciare il Carro di Tespi del confronto, della ricerca, del lavoro, del rispetto. Nell’interesse del cittadino e del cittadino malato in particolare. Senza sentirsi eroi, incuranti delle denunce, orgogliosi della propria professione.

Caporedattore Salento Medico