Numero 2 – 2020
Scritto dal Dr. Michele Accogli -Direttore S.C. Cardiologia – Ospedale Cardinale G. Panico – Tricase
LE NOVITA’ IMPOSTE DALL’EMERGENZA AD UN SERVIZIO SEMPRE GARANTITO
L’Italia è stato uno dei paesi più colpiti al mondo dalla pandemia COVID-19. Quest’emergenza sanitaria senza precedenti in pochi mesi ha profondamente sconvolto la quotidianità privata e pubblica di tutti, ed ha richiesto una profonda riorganizzazione della rete sanitaria, territoriale ed ospedaliera. La rete sanitaria della nostra provincia, come delle altre province della regione, è fortemente impegnata nella gestione dell’emergenza su diversi fronti. Da una parte c’è lo sforzo del sistema nel prevenire la diffusione del contagio mediante l’identificazione e l’isolamento tempestivo dei casi certi o sospetti e delle persone con cui questi sono venuti in contatto. Dall’altra c’è lo sforzo per il trattamento dei casi conclamati, soprattutto quelli più gravi (fortunatamente non numerosi come è accaduto nelle regioni del nord) che richiedono osservazione clinica e trattamento particolarmente intensivi.
Allo stesso tempo però, il sistema deve essere in grado di garantire il trattamento delle emergenze/urgenze non COVID-19, garantendo la protezione dal contagio sia degli operatori sanitari che degli altri degenti. L’Unità Operativa Complessa di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera “Card. Giovanni Panico” di Tricase, da diversi anni ha assunto un ruolo strategico nella gestione delle problematiche cardiologiche della popolazione del Sud Salento. Il nuovo assetto organizzativo che questa Unità Operativa ha adottato in questi mesi di emergenza sanitaria, rappresenta un esempio di come il sistema stia cercando di fronteggiare la pandemia continuando a garantire le prestazioni diagnostiche e terapeutiche indifferibili. L’Unità Operativa è inserita nella rete STEMI della provincia per il trattamento dell’infarto miocardico acuto garantito da una sala di Emodinamica Interventistica con equipe dedicata attiva tutti i giorni h 24.
In questi mesi di emergenza il servizio è stato regolarmente garantito, avendo trattato esclusivamente sindromi coronariche acute ad ST elevato con presentazione clinica di elevata gravità e complessità. Sono state praticamente assenti le sindromi coronariche acute ad ST non elevato che più frequentemente hanno una presentazione clinica più attenuata, ma non per questo prognosticamene meno gravi. Dalla rivalutazione della casistica alla fine della fase 1 del lockdown emerge la drastica riduzione delle procedure, di oltre il 50%, rispetto alla casistica del corrispondente periodo dell’anno precedente. Di contro, si registra un aumento della gravità e complessità dei casi trattati rispetto all’anno precedente, molto spesso correlata ad un ricorso tardivo al 118, ed anche negli accessi diretti al Pronto soccorso. Gli arrivi tardivi aumentano esponenzialmente la percentuale di pazienti più compromessi con necessità di procedure più complesse e rischiose. La generica paura del contagio, ed in particolare di quello ospedaliero, è stato il principale deterrente che ha spesso portato i pazienti a sottovalutare i sintomi ed a ricorrere tardivamente alla rete territoriale per l’infarto acuto del miocardico. A tal proposito è opportuno ricordare che la gravità e la prognosi dell’infarto acuto del miocardio è tempo-dipendente, più si indugia, maggiore è la compromissione del muscolo cardiaco. Ogni minuto è prezioso: per ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento, la mortalità aumenta del 3%.
Garantire il trattamento delle urgenze
Parallelamente l’Unità Operativa ha continuato a garantire il trattamento delle urgenze aritmologiche come l’impianto di pacemaker in urgenza per bradiaritmie minacciose per la vita, le cardioversioni elettriche in urgenza e la gestione delle tempeste aritmiche nei pazienti portatori di defibrillatore. Questo è stato possibile perché dall’inizio dell’epidemia, la Cardiologia del “Panico” ha provveduto a creare percorsi differenziati che hanno consentito una gestione rapida dell’emergenza cardiovascolare, in assoluta sicurezza dal rischio contagio, sia per i pazienti che per gli operatori sanitari.
Per contro, l’Unità Operativa ha praticamente bloccato tutte le prestazioni differibili come i ricoveri programmati finalizzati all’inquadramento diagnostico e/o al trattamento di problematiche coronariche e aritmologiche a basso rischio, e tutte le prestazioni ambulatoriali non urgenti. Non si è mai interrotta l’erogazione di prestazioni ambulatoriali con priorità U (prestazioni “Urgenti” da erogare entro le 72 ore) e B (prestazioni “Brevi” da erogare entro 10 giorni). Tutti i pazienti prima di accedere agli ambulatori, vengono adeguatamente filtrati con un’approfondita intervista anamnestica telefonica e mediante misurazione della temperatura corporea all’accesso in ambulatorio.
A seguito del Decreto della Presidenza del Consiglio del 4 maggio, l’Unità Operativa sta gradualmente riprendendo a garantire le prestazioni non urgenti sia ambulatoriali che in regime di ricovero, continuando a rispettare scrupolosamente le direttive nazionali e regionali finalizzate alla prevenzione del contagio.
Siamo ancora nel pieno della più grave emergenza che il nostro Sistema Sanitario abbia mai dovuto fronteggiare e siamo tutti impegnati a fondo per garantire ai cittadini cure ed assistenza adeguati. Nonostante le enormi difficoltà organizzative che affrontiamo quotidianamente, il sistema deve continuare a funzionare, anche perché nella fase post acuta della pandemia ci troveremo ad affrontare tutto ciò che il COVID 19 ha rinviato o ancor peggio provocato. Non possiamo buttare al vento anni di lavoro e di progressi nella prevenzione e nel trattamento delle patologie cardiovascolari.
