Numero 2 – 2021
Dott.ssa ADRIANA ELIA
(1952-2020) Medico Specialista Anestesia e Rianimazione
Sempre sorridente, sempre accanto al malato
Il momento in cui è entrata a far parte della mia vita è racchiuso in una fotografia che da anni mi fa compagnia in camera: una giovane donna sorridente che tiene tra le braccia una vita appena nata.
Difficile descriverla: donna istrionica, caparbia, tenace. Medico nel senso più intimo ed autentico del termine. Medico di una volta, come si sente dire spesso nel gergo comune. Medico che “curava” il paziente a tutto tondo, che si caricava dei suoi problemi e si arrovellava alla ricerca di una soluzione, anche la più improbabile. Sempre disponibile, sempre presente. Straordinaria ed arguta professionista. Una vita affrontata sempre di petto, sempre a testa alta, alla ricerca continua della spiegazione.
Donna di fede, invidiabile. Fede che l’ha sorretta ed aiutata quando la strada, sin da quell’età di solito bella e spensierata, si è rivelata, invece, in salita.
Se dovessi andare alla ricerca di un momento, di un ricordo memorabile il sottofondo rimane sempre inevitabilmente lo stesso: sempre e comunque dalla mia parte. Sostegno incondizionato, ad oltranza, come nelle migliori tradizioni.
La sua curiosità era tipica di un bambino. Nonostante non lavorasse da qualche tempo era costantemente la prima ad essere informata su un nuovo corso da seguire o una nuova terapia. Di origine salentine ma di animo sicuramente partenopeo. Dieci problemi? Mille risorse! Persona schietta e leale, se aveva qualcosa da dire lo faceva nell’immediato senza filtri e mai preoccupandosi delle conseguenze. Non conosceva la menzogna, l’inganno, i sotterfugi. Integrità morale ed onestà ingredienti essenziali del suo essere. In lei il concetto di PIETAS diventava tangibile e concreto: CON PASSIONE, verso il prossimo chiunque fosse, verso la vita.
Dr. LUIGI VINCI
(1916-2020)
Il decano dei medici salentini
È venuto a mancare a poche settimane dal compimento dei 104 anni di età il dott. Luigi Vinci, per tutti “don Gino”, elemento sostanziale della comunità come medico che ha esercitato la professione nella cittadina di Parabita per cinquant’anni nel ruolo di pediatra e di medico condotto. Don Gino Vinci era il decano dei medici della Provincia di Lecce; ed era anche il sanitario più anziano dell’intera regione iscritto all’Ordine professionale. La sua storia sarebbe la normale storia di un sanitario integerrimo e capace, interamente dedito alla famiglia e al lavoro, che ha curato la totalità dei bambini parabitani per mezzo secolo, diventando quindi parte della vita di quasi tutte le famiglie della località. Esiste una lettera di una allora piccola paziente che racconta che bastava il contatto delle sapienti mani di don Gino che la visitavano, piena di paure, per sentire una sorta di grande benessere “che arrivava fino al cuore”. Un medico, insomma, che non incuteva mai il minimo timore ai piccoli pazienti. Appartenente a una delle famiglie più illustri di Parabita, don Gino ha guadagnato lustro non soltanto esercitando la professione medica. C’è infatti qualcosa di più nella biografia del personaggio.
Giovane laureato a Bologna in tempo di guerra, viene richiamato alle armi come sottotenente medico e parte per la penisola balcanica dove è di stanza il suo reggimento, esattamente in Montenegro; qui viene sorpreso, come tutti i suoi commilitoni, dall’8 settembre; in quel confuso contesto, viene rapito dai partigiani di Tito, che, invece di passarlo per le armi come farebbero con qualunque altro ufficiale o soldato italiano, lo prendono per tenerlo con sé in qualità di loro ufficiale medico. Come si vede, è l’identica storia narrata ne Il Dottor Zivago di Boris Pasternak. Fino al 1945 rimane con loro, finché riesce a fuggire e a rientrare fortunosamente in Italia. Si guadagna il brevetto di partigiano jugoslavo conferita con lettera del maresciallo Tito e diventa anche parte della resistenza italiana. È stato per questo anche presidente dell’ANPI di Lecce. Rientrato in Italia e nella sua Parabita, inizia la professione di pediatra e di medico condotto. In quest’ultimo incarico si distingue per disponibilità, spirito di sacrificio e generosità, sempre pronto ad accorrere ovunque, in un territorio dalle spiccate vocazioni agricole e quindi anche con insediamenti dispersi. Il medico don Gino Vinci contrasta gagliardamente nel suo territorio alcune endemie quali la poliomielite.
La sua, insomma, è una figura di riferimento precisa per la comunità locale. Di qui la decisione unanime di nominarlo Presidente della Banca Popolare di Parabita, una classica banca cooperativa del territorio fondata nel 1888 con la vocazione di consentire ai contadini di assestare la loro attività economica e di modernizzare le tecniche agricole: una banca che oggi è la Banca Popolare Pugliese.
Ancora di recente, nelle sue periodiche visite all’Ordine dei Medici, viene festeggiato per la sua qualità di medico più anziano iscritto all’Ordine. Particolare rilievo assume il festeggiamento per il compimento dei cento anni. Andato in pensione nel 1988, dedica alla Federspev, la Associazione dei medici pensionati, grandi energie, non comuni in un anziano dalla vita vissuta così riccamente. Dire, come di prammatica in queste circostanze, che un uomo come Luigi Vinci mancherà alla sua comunità, visti i tempi che viviamo, serve a cogliere un altro aspetto: esiste il fondato timore che non potranno esserci nel nostro futuro tempre di uomo, di italiano, capaci di sostenere traversie della vita nazionale come quelle da lui attraversate dagli anni Quaranta agli anni Sessanta: guerra, ricostruzione, situazioni sanitarie ed endemiche diffuse, credito allo sviluppo esercitato in una situazione generale di sottosviluppo; niente di questo è stato facile e scontato, o inserito in automatismi e meccanismi collettivi e burocratici; ci volevano, come troppo spesso nel nostro paese, gli artefici personali; eppure, un non grande gruppo di uomini in tutta Italia sono stati capaci di affrontare la sfida e vincerla, di trascinare la carretta della collettività italiana e traghettarla alla modernità. Don Gino Vinci è stato tra questi. A loro deve andare il nostro pensiero riconoscente. Nella consapevolezza che con lui scompare uno degli ultimi protagonisti del periodo.