
SEMPRE IN PRIMA LINEA, CON GRANDE PASSIONE
Nasce il 10 luglio 1964 a Gallipoli il Dottor Salvatore De Ventura, mio padre. Primogenito di tre figli, ha avuto un’indole curiosa sin dalla più tenera età. E’ stata proprio la sua voglia insaziabile di scoprire e sapere che lo ha portato ad avvicinarsi alla filosofia e alla medicina. Saranno proprio questi suoi interessi, nonché la voglia di aiutare il prossimo, a spingerlo a diventare un medico. Tra Abruzzo, Lazio, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta, è ritornato a Gallipoli, città che ha sempre amato, qui ha continuato il suo lavoro e formato la sua famiglia con riserbo. E’ stato un medico serio, scrupoloso e professionale che ha esercitato la sua professione sempre con il massimo impegno. Era un uomo pieno di valori che è riuscito pienamente a trasmettere. E’ stato un ottimo padre, che mi è stato sempre vicino nonostante i grandi impegni lavorativi. E’ stato e sarà sempre un grande esempio per me (la figlia Miriam).
Succedeva qualche anno fa quando, per organizzare una squadra che potesse competere nelle votazioni per il rinnovo del consiglio dell’Ordine dei Medici, un gruppo di amici, con alla guida l’amico fraterno Giancarlo Metrangolo, provò a contattare colleghi impegnati nei diversi settori della sanità. Quando fu richiesto un degno rappresentante del settore dell’emergenza l’attenzione fu posta su di lui, Salvatore De Ventura. Iniziò un corteggiamento discreto che potesse convincerlo ad intraprendere un tentativo che, ai primordi sembrava impossibile.
Collaborò con la competenza e pacato impegno per non tradire il suo essere schivo e riservato che mal celavano il suo determinismo nell’affermare l’importanza del settore dell’emergenza, indispensabile per garantire l’efficenza del sistema sanità. Da sindacalista convinto è stato pietra miliare nelle rivendicazioni contrattuali e di operatività perché credeva fermamente nel ruolo di quel medico, primo “anello” della catena della sopravvivenza, impegnato nel riconoscimento precoce dei segni e dei sintomi di allarme che possono configurare una situazione di rischio per la vita del paziente.
Da responsabile del settore ha sempre richiesto risposte adeguate sulle criticità della rete del servizio di emergenza – urgenza, specialmente per ciò che riguarda le carenze strutturali in pianta organica. Nonostante le condizioni di lavoro gravose, logoranti e particolarmente stressanti, soprattutto nei picchi estivi, Salvatore era sempre lì con la sua professionalità e preparazione a garantire efficienza e tutela per la salute in una attività che pone a dura prova, non contemplata nelle attività usuranti, che logora il fisico e la mente.
Denunciava l’essere professionisti precari e non dipendenti diretti della Asl, inquadrati quali collaboratori senza tutele relative al rischio biologico, agli infortuni, alla maternità, alla responsabilità civile ed alle indennità di lavoro notturno e festivo. Fu relatore in III Commissione Sanità Regionale quando si discuteva delle criticità organizzative del sistema emergenza criticando l’esternalizzazione che pur rappresentando una soluzione vantaggiosa dal punto di vista economico, per quello sanitario non garantiva efficenza e affidabilità. In quell’occasione incassò l’assicurazione che il problema della riorganizzazione del sistema regionale di emergenza-urgenza sarebbe stato inserito nell’agenda del governo pugliese.
Da qualche tempo era nel reparto di Pronto Soccorso dell’Ospedale Sacro Cuore di Gallipoli, Direttore Responsabile il Dott. Antonio GIRAU, sempre impegnato ad erogare prestazioni in urgenza, settore nel quale eccelleva non solo per professionalità e competenza ma, soprattutto per umanità e disponibilità.
La notizia della sua morte ci ha colti impreparati e attoniti. Un crudele destino ha spezzato la vita del collega e amico che ha caratterizzato un periodo importante nella vita di molti di noi. Con lui abbiamo condiviso la gioia per avere sovvertito una istituzione ed interrotto una storica consuetudine che prevedeva sempre le stesse metodiche di alternanza nel consiglio dell’Ordine dei Medici.
È morto improvvisamente, a soli 54 anni. Nulla hanno potuto per restituirgli la vita i colleghi accorsi con quella ambulanza del 118 che per tanti anni lo ha visto protagonista attivo. Sarà per sempre ricordato fautore entusiasta di un servizio che ancora necessita di rivalutazione per essere un ingranaggio indispensabile che garantisce la vita. Ogni suono di sirena ci riporterà alla mente Salvatore facendo rivivere sprazzi di vita con lui variamente interpretata. Per tutti sarà l’occasione per ripensare la mancanza di un amico che con la sua riservatezza e la discreta presenza ha dato la gioia della sua, pur effimera presenza. (Gino Peccarisi).
SINDACALISTA UMILE, EQUILIBRATO, RISPETTOSO
Ho vissuto con il compianto Salvatore una lunga esperienza sindacale.
La sua umiltà e la sua passione disinteressata, purtroppo resteranno nei ricordi di pochi che hanno saputo apprezzare il suo impegno intellettuale, prima, ed istituzionale, dopo. Il suo equilibrio nel proporre le sue idee hanno sicuramente inciso nell’evoluzione del servizio di Emergenza-118 al quale egli ha dato soprattutto professionalità e serietà.
Il mio desiderio è che non vengano disperse, nel vuoto della comune dimenticanza, le sue relazioni congressuali, i suoi studi normativi, le sue elaborazioni organizzative. I suoi rapporti con le diverse realtà professionali del Paese, hanno ricevuto idee ed insegnamenti dalla sua presenza nel sindacalismo provinciale, regionale e nazionale.
Culturalmente e moralmente legato al rispetto delle regole del vivere professionale, oltre che civile, egli ha difeso strenuamente i diritti di chi gli aveva affidato il proprio mandato, a volte mettendo a repentaglio la sua stessa serenità personale e familiare.
Ha interpretato il suo ruolo di medico e di sindacalista con rara abnegazione che deve rimanere come esempio tra coloro che si cimentano nella tutela della professione.
Il mio profondo rammarico rimane forse quello di non averlo sorretto a sufficienza nel raggiungere il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici in un momento di difficile quanto ingrata transizione gestionale. Nonostante ciò, gli Eletti, a partire dal Presidente Donato De Giorgi, lo hanno fatto sentire un loro pari apprezzandone capacità, serietà, equilibrio, competenza e maturità.
Forse una borsa di studio a Lui intitolata, potrebbe darci la sensazione di una riconoscenza indelebile non sufficientemente corrisposta in vita ad una Persona che non può né deve essere dimenticata. (Antonio Chiodo)

DONNA VULCANICA, MEDICO STRAORDINARIO
Marcella è una donna solare, vulcanica!
Lo ripetiamo mille volte fra amici e colleghi, perché Marcella ha il dono di trasferire agli altri l’entusiasmo e la vitalità con cui affronta la vita e la sua forza non ha limiti perché è una donna libera, curiosa, tesa ad esplorare il mondo.La sua voce è forte, risuona e non puoi ignorarla: ti sveglia, ti conforta, ti scuote, esprime appieno la positività del suo carattere.
Marcella è positiva. Quando è d’accordo e, soprattutto, quando non è convinta è capace di sostenere le sue idee in modo costruttivo, senza mai imporsi, aperta al confronto con gli altri ed in grado di ritornare sui suoi passi.
Marcella è bella, tiene molto alla sua immagine ed alla cura di sé Mai sottotono, neanche quando decide di lasciare i suoi capelli incanutirsi: Marcella è bellissima. “Non lasciare che gli anni ti stravolgano, curati!”. Questa frase, che ripete spesso la caratterizza. Lei cura la sua anima ed il suo corpo e non di cure effimere ed inconsistenti. Pratica con convinzione lo Yoga, ha studiato l’agopuntura, la medicina naturale, coltivando la conoscenza dell’essere umano in maniera globale, esplorando strade alternative con grande curiosità ed apertura mentale.
Marcella è una donna intelligente ed impegnata. Sul lavoro è sempre presente: professionista concreta e preparata, pronta ad aiutare i colleghi, per il bene dei pazienti perché Marcella è generosa ed empatica. Con gli amici è propositiva e coinvolgente nelle sue passioni. Lunghe passeggiate nelle strade di campagna alla scoperta del suo Salento, protagonista delle giornate in barca a Gallipoli e Santa Caterina, è attratta dalla cultura e dai viaggi, sempre spinta alla conoscenza del nuovo ed inesplorato.
Marcella ha moltissimi amici. Ce ne siamo accorti quando ci ha salutato per l’ultima volta. La malattia che ha combattuto a viso aperto, con tutta la sua forza fisica e spirituale e che senza pietà l’ha sottratta a tutti noi, non ha intaccato il suo essere. Siamo con Lei quel giorno: gli amici ed i colleghi tutti. Sono presenti i suoi maestri: il Professore Fiore e l’amico Niki Brienza. Siamo tutti emozionati ed umanamente vicini, a testimoniare che il passaggio di Marcella tra di noi ha lasciato una traccia profonda, un ricordo indelebile.
Grazie Marcella per quello che ci hai donato.
Il tuo spirito vitale è con noi, basta fermarsi ed ascoltare …
(Aldo Zanchi)