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GIANCARLO METRANGOLO

(1949-2021)

 

Mi risulta difficile scrivere di Giancarlo Metrangolo, uomo incontrato per crocevia di destini che gestiscono trame dove ognuno interpreta un ruolo, apparentemente condizionato da un determinismo individuale.

Era il mio dirigente nel distretto dove svolgevo attività di medico di medicina generale, senza avere mai avuto l’opportunità di stabilire un contatto che non fosse di pura natura professionale. Quando dopo tanti anni di lavoro è giunto il momento di andare in pensione, ha potuto dedicare maggiormente il suo tempo ai rapporti sociali, senza mai abbandonare la sua missione di medico. Ha continuato a svolgere l’attività con la caparbia determinazione di chi il camice bianco lo ha indossato come divisa distintiva nella vita. 

Gli eventi ci hanno fatto incontrare quasi per caso, alla fine di una attività lavorativa svolta in due ambulatori vicini. Abbiamo trascorso molte ore a discutere di noi, rivelando debolezze, determinazioni e vicissitudini di vita che avevano condizionato eventi dei quali, nostro malgrado, eravamo stati protagonisti. 

Abbiamo scrutato, osservato e investigato il contesto lavorativo in cui eravamo immersi e, con innocente presunzione, ci siamo assegnati un ruolo per un ipotetico cambiamento. Ci siamo scoperti amici ma, soprattutto specchi, per permettere di intravedere le nostre emozioni negli occhi dell’altro. Una complice intesa per immaginare un futuro ipotetico, magari irreale, ma progettato come se potesse influire sugli eventi. Interpretavamo due Don Chisciotte, in fuga dal determinismo del già predestinato, convinti di poter combattere per il bene e la giustizia nel recinto del nostro ambiente limitato. 

Giancarlo era un uomo di altri tempi, motivato da un perbenismo che ne costituiva l’essenza. Definirlo un gentiluomo è riduttivo. Sempre proteso a cercare come unica ricompensa la gratitudine della gente. Lo inorgogliva il ruolo di aiuto verso i bisognosi, sempre disponibile senza negarsi mai. Un amico di tutti, organizzatore di eventi, da quando, giovane intraprendente, era conosciuto durante la stagione estiva, a Porto Cesareo, per essere ideatore di coinvolgimenti di massa, regalando gioia e allegria che rendevano festosa la vita.

Alla mia ha dato un senso, una svolta. Con Giancarlo abbiamo discusso a lungo su tutto ciò che accadeva e, complice la sua esperienza da dirigente nella sanità locale, abbiamo individuato i nostri “mulini a vento”, con la sicura determinazione che solo una “squadra” coesa e determinata poteva contribuire a cambiare gli eventi. 

Cambiamento. Era negli obiettivi di due sognatori che fantasticavano, lontani dalle incombenze professionali che giornalmente assorbivano la maggior parte della giornata. Nostro rifugio un bar o un ristorante per costruire con la fantasia un mondo diverso che, probabilmente sarà stato solo nostro. SANITÀ CHE CAMBIA fu il nome che demmo alla nostra associazione. Pochi amici e colleghi sposarono il progetto che presto accolse più di un migliaio di persone. Finalizzammo le intenzioni al rinnovo del consiglio dell’ordine dei Medici provinciale. Giancarlo cercò inizialmente un accordo e, reso vano ogni tentativo, presentammo una lista che fu vincente e riconfermata nel quadriennio in corso. Nonostante fosse promotore del rinnovamento continuò a fornire il suo contributo, quando richiesto, con una presenza discreta dietro le quinte di un palcoscenico che si spera possa animare sempre una squadra con nobili finalità. 

Ideò i Gran Galà estivi a Santa Cesare Terme all’Augustus, a Porto Cesareo all’isola beach, all’Acaia Golf Club. Al teatro Apollo le varie edizioni invernali, per premiare le eccellenze del nostro Salento che continuano ad operare fuori dai confini che delimitano le radici di ognuno di noi, caparbiamente impegnati a rivendicare l’operosità di una terra che ci lega in modo indissolubile. Ogni sua ideazione era rivolta esclusivamente all’amalgama e al gioioso ritrovarsi insieme, a godere della vita con le sue imprevedibili evoluzioni gestite dal destino. Eravamo sempre ai margini, ad osservare i successi di pubblico e di partecipazione attiva sempre rivolti all’altruistico impegno che condividevamo senza remore.

Mi chiamava “fratello”, termine che usava spesso con altri e che, egoisticamente, ho immaginato fosse riservato esclusivamente a me. Inserito nella sua famiglia, rivolgendosi alle sue figlie mi indicava quale zio. Ho potuto apprezzare l’amore che lo circonda nell’ambiente familiare dove la presenza della nipotina aveva pervaso di gioia e allegria ogni angolo di casa. L’ineluttabilità del destino ha interrotto sogni, progetti, aspirazioni. Difficile rassegnarsi alla fatalità o accettare regole e leggi imperscrutabili e immutabili che regolano la vita.

Sento costantemente la sua presenza, che infonde   coraggio, sollievo al dolore e protezione. 

Continuo a fare rivivere il suo studio dove lo ritrovo ogni giorno. Sarà per sempre la sede della nostra associazione, che spero di continuare ad indirizzare verso nobili ideali come sapeva fare lui. Ha mutato il suo nome. Ora è SANITÀ CHE CAMBIA-PUGLIA-GIANCARLO METRANGOLO, in onore di un uomo che rimarrà nella storia salentina per avere caratterizzato un’epoca da protagonista discreto, determinante, ispiratore di nobili ideali senza i quali il mondo sarà destinato alla deriva. 

(dr. Luigi Peccarisi

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