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Numero 2 – 2020

RINFORZI DI QUALITA’ PER SISP E CONTINUITA’ ASSISTENZIALE

La gestione e l’organizzazione del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale (CFSMG) è una delle funzioni istituzionali di competenza dell’Ordine dei Medici. Il Corso consta in una parte teorica, con lezioni svolte da specialisti e medici di famiglia, ed in una parte pratica, basata su una rotazione nei reparti dell’Ospedale Vito Fazzi, degli ambulatori e servizi della Cittadella della Salute e dai tutor di Medicina Generale. L’arrivo del coronavirus ha reso necessari dei cambiamenti anche nello svolgimento del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale. A descrivercelo è il dr. Fortunato Pititto, corsista al terzo anno: “I diversi decreti che si sono succeduti hanno sempre chiarito esplicitamente che il corso non si sarebbe interrotto. Il Decreto Legge n. 14 del 9 marzo, lo stesso che istituiva le USCA, permetteva ai corsisti di prestare servizio negli altri settori della medicina generale, così come già possibile da anni, ma vedendosi riconosciute le ore ai fini dell’attività pratica. Data la difficoltà nel reperire i dispositivi di protezione individuale, questi sono stati contingentati e non sarebbe stato possibile garantire la nostra sicurezza. Eravamo però nella condizione di dover comunque svolgere il nostro compito, per non ritardare la conclusione del nostro percorso formativo con conseguente rallentamenti nelle nostre carriere. In attesa delle USCA, molti di noi hanno quindi accettato incarichi di Continuità Assistenziale e di sostituzione ai medici di famiglia, entrati in quarantena. La maggior parte di noi corsisti, invece, ha prestato il suo contributo al dipartimento di Igiene, diretto dal dr. Alberto Fedele, con il coordinamento del dr. Marcello De Simone. Tutti noi perciò abbiamo dato un apporto che ritengo essere stato fondamentale, nei vari servizi. Al SISP hanno lavorato 22 corsisti, seguendo una media di 20 pazienti al giorno. Questo vuol dire oltre 400 pazienti al giorno in isolamento domiciliare, monitorati costantemente.”

A raccontare la sua esperienza è la d.ssa Tiziana Rollo: “La pandemia da COVID-19 ci ha reso protagonisti in un ruolo diverso da quello per cui ci prepariamo. Sono una dei 22 medici in formazione per la medicina generale che ha avuto la possibilità di continuare la propria attività pratica dando un contributo al SISP. Tale attività si è trasformata in una buona esperienza formativa e trovando un’ottima sinergia con l’istituto, ci ha permesso di essere parte attiva in una situazione in cui l’organizzazione e la sorveglianza sono diventati fondamentali per contenere il diffondersi dell’infezione. Ci siamo occupati della sorveglianza clinico anamnestica dei pazienti posti in quarantena seguendoli nel loro percorso e spesso si è diventati un sostegno psicologico oltre che clinico e organizzativo. Si è sfruttato la capacità di ascolto e rapporto interpersonale di cui la medicina territoriale è bandiera, di utilità in situazioni difficili che hanno visto restrizioni delle proprie autonomie con non pochi risvolti e che si sono sovrapposte in molti casi alla malattia. In questa situazione di disordine e di non conoscenza con cui ha dovuto fare i conti il nostro sistema sanitario siamo diventati un punto di riferimento per i pazienti affidatici e guida nel percorso di programmazione per uscire dalla sorveglianza con la massima tranquillità, sì da evitare la diffusione dell’infezione. Percorso spesso in continua evoluzione a garanzia della sanità pubblica, via via perfezionatosi grazie all’esperienza che i vari casi fornivano.”

Ma in un periodo di necessità di forza lavoro, non si è limitata alla sola attività di monitoraggio dei pazienti. “Ho avuto modo anche di svolgere una sostituzione di medicina generale – prosegue la d.ssa Rollo – durante la quale, causa pandemia, mi sono ritrovata con un modo rivoluzionato di interfacciarsi con il paziente, individuando previo consulto telefonico i pazienti che necessitavano di essere visitati su appuntamento e confrontandomi con la modalità di prescrizione telematica, novità che ha trovato impreparati numerosi pazienti e si è forse persa la medicina di opportunità. Da questa esperienza ho notato poi come una sanità non pronta alla emergenza ha posto in sofferenza la cronicità e questo pone una nota di riflessione sull’attenzione maggiore che dovremmo pretendere dal governo per la nostra sanità, territoriale ed ospedaliera, ridotta agli stremi e per cui impreparata, che per il SSN italiano a mio parere uno dei migliori, non è accettabile.”

Racconta la propria esperienza anche la d.ssa Federica Negro: ”Anche io ho diviso la mia attività tra turni in guardia medica come reperibile e la collaborazione con l’istituto di igiene (SISP) per il monitoraggio telefonico dei pazienti COVID positivi gestiti a domicilio. Entrambe le attività hanno avuto un comun denominatore: la mancanza del contatto fisico con il paziente. Che se per il SISP, l’approccio telefonico era l’unica modalità prevista; per la continuità assistenziale era consigliata, in virtù della mancanza dei dispositivi di protezione individuale e degli stessi DPCM che invitavano al distanziamento sociale.
Questa condizione mi ha fatto lavorare in maniera incompleta e non sempre soddisfacente. Prima ancora di poter visitare il paziente, c’è il contatto visivo e la gestualità che sono parte integrante dell’atto medico. Da parte di molti pazienti c’è stata comprensione per questo nuovo approccio obbligato. Ma non è mancato chi ha sfogato il malumore per il disservizio e la paralisi, soprattutto iniziale. Nell’ambito della continuità assistenziale c’è da segnalare come i medici reperibili presso i diversi distretti della provincia, abbiano rappresentato un’entità invisibile per l’ASL. In quanto non rientravano nel conteggio dei medici a cui fornire i dispositivi di protezione individuale, eppure siamo in tanti a sostituire i colleghi titolari.”

La d.ssa Negro prosegue raccontando la propria esperienza al SISP: “è stato motivo di gratificazione dare il mio piccolo contributo al periodo di emergenza che si andava delineando sempre più dopo ogni bollettino della protezione civile. Ritengo che la mia formazione, seppur non si sia svolta in maniera canonica, sia continuata. Determinando in primo luogo la necessità di adeguarsi rapidamente al cambiamento e imponendomi tra le altre cose, l’importanza dell’aggiornamento medico per poter affrontare al meglio la nuova realtà.”

Il dr. Francesco Mazzotta, invece, ha scelto di dedicarsi a tempo pieno alle attività di medico di continuità assistenziale: “La pandemia da Covid 19 ha sicuramente colto impreparato il sistema sanitario nazionale, sia sul fronte della produzione e distribuzione dei dispositivi di protezione individuale, sia nell’organizzazione della medicina territoriale, di cui fa parte il servizio di continuità assistenziale. In particolare la sede presso la quale presto servizio, così come la quasi totalità delle altre, nei primi giorni del lockdown era completamente sprovvista di DPI. Successivamente le aziende sanitarie locali hanno fornito ogni sede di un numero limitato di mascherine chirurgiche, per poi passare solo alla fine di marzo alle mascherine ffp2, sicuramente più adatte a scongiurare il pericolo di contagio. In questo periodo degne di nota sono state le iniziative di sindacati, associazioni e movimenti volte a donare alle nostre sedi, ma più in generale al territorio, adeguati dpi, che includessero oltre alle già citate mascherine, anche occhiali, camici monouso, gel disinfettanti. Nonostante ciò, il numero di presidi risulta purtroppo ancora insufficiente per poter garantire il servizio nella sua interezza. In questo periodo, pertanto, sono state date soprattutto consulenze telefoniche che hanno fornito un supporto clinico e psicologico molto utile. In un primo momento è stato dunque necessario fornirsi autonomamente dei necessari presidi, tra la paura di non contagiarsi e il dovere di non essere un pericolo per i pazienti. I pazienti si sono adeguati alle nuove disposizioni che limitavano l’accesso ambulatoriale e le visite domiciliari, e nella mia esperienza non ho notato particolari episodi di contestazione, ben più frequenti in passato, quando si negava una visita ritenuta inappropriata. D’altro canto in queste ultime settimane ho potuto notare un aumento dei disturbi comportamentali soprattutto su base ansiogeno- depressiva che in alcuni casi hanno richiesto l’intervento per somministrare terapie. I dati dei contagi al momento sembrano confortare circa il ritorno ad una situazione dì normalità, ma risultano purtroppo ancora insufficienti per poter stabilire quando questo accadrà.” 

 

D.ssa Federica Negro

 

Dr. Fortunato Pititto

 

D.ssa Tiziana Rollo
Dr. Francesco Mazzotta
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