Numero 4-2020
Scritto dal Dr. Donato De Giorgi
Nella nostra professione la parola d’ordine è rispetto
Una delle clausole imprescindibili attraverso cui si dipana la nostra attività professionale è il RISPETTO. Non si tratta di una password utilizzabile senza pensarci, ma una premessa categorica nella nostra vita. Rispetto: modalità indispensabile nel rapportarsi a diversi elementi; non solo rispetto di noi stessi, della nostra professione, della scienza, del suo modo di acquisire la conoscenza; rispetto del mondo presente e futuro, ma anche rispetto per i Colleghi. Non vi sono possibilità diverse di declinare il rapporto con i Colleghi se non quelle della solidarietà. L’articolo 58 del nostro Codice Deontologico detta appunto che “Il medico impronta il rapporto con i colleghi ai principi di solidarietà e collaborazione”. Il nostro giuramento, che si rifà ai dettami di Ippocrate, impone che ognuno di noi deve ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto. Ma tutto questo, concretamente, in cosa consiste? E’ ancora il codice della nostra deontologia a chiarirne il significato: riconoscere e “rispettare le competenze tecniche, funzionali ed economiche, nonché le correlate autonomie e responsabilità”.
Le opinioni sono certamente una ricchezza a nostra disposizione, di cui quotidianamente facciamo utilizzo. Derivano dall’interpretazione della realtà secondo la propria sensibilità, esperienza e conoscenza. Il confronto fra di esse è la base per un percorso di accrescimento. Ma possono anche rappresentare soggettivismo, individualità, incapacità di un confronto costruttivo, impedimento e rifiuto dell’accoglienza dell’altro. Nel periodo pandemico attuale, ad esempio, certamente l’interpretazione di dati o elementi di realtà determina letture spesso contrastanti del terribile disastro che viviamo. Virolocrazia ed epidemiolocrazia si esibiscono in divergenti interpretazioni quotidiane, impaginate dai media a supporto o contro le opinioni di politici. Sono le camere buie di un potere fondato sulla paura e l’incertezza. Ciò rappresenta certamente un ulteriore e non secondario elemento negativo, nelle difficoltà che stiamo affrontando.
Partiamo allora proprio da questo: dobbiamo impedire che ognuno riferisca le proprie opinioni comunque, continuamente, senza un confronto e un rispetto con la realtà e con i Colleghi, realizzando non certezze scientifiche, ma opinioni traballanti e contraddittorie. Il medico invece deve sempre affrontare eventuali contrasti con i colleghi nel rispetto reciproco, salvaguardando “il migliore interesse della persona assistita, ove coinvolta”. Dunque ogni nostra iniziativa deve tener conto di questo duplice e oneroso obbligo morale: non si può prescindere mai né dal rispetto, dovuto sempre e comunque, al Collega né soprattutto dall’interesse dell’assistito. E’ questo infatti rappresenta sempre il centro e la motivazione decisionale per ogni diatriba. Non sempre è così, purtroppo! Quanto spesso riteniamo di essere “medici di serie A”, depositari di conoscenze e pronti a decidere perciò (anche in apparente buona fede) al di sopra di tutto e di tutti; oppure viceversa essere costretti in una posizione “subalterna”, inferiore in sostanza.
Il confronto fra medici
Quante volte il confronto tra Medici si basa erroneamente sul ruolo professionale esercitato: Professionisti del Territorio, degli Ospedali, Odontoiatri, Dipendenti in strutture pubbliche, Specialisti ambulatoriali, Pediatri di Libera Scelta, Medici in attività privata o pubblica, e ancora Direttori di Strutture Complesse o Dirigenti Medici, assunti con incarico a tempo determinato o in Centri hub, Medici Competenti o Medici legali, Convenzionati in Continuità assistenziale o Specializzandi, ecc: un esercito costituito da elementi con ruoli diversi, ma tutti con pari dignità. Non solo, ma ognuno può/deve essere utile al fine comune. Oggi è cruciale questo aspetto: non solo perché in una emergenza ognuno può/deve essere impiegato in un ruolo immediato, temporaneo, ma talvolta diverso dal suo solito.
Il rapporto tra Territorio, Ospedale e Università non è l’enunciazione di un tema che ha determinato il dibattito, con modalità sin ora quasi accademiche, ma una contingenza che ci coglie in realtà impreparati nella bolgia pandemica.
Il numero dei morti coinvolge la viscerale angoscia di ognuno, ma nel setting gestionale la vera paura è rappresentata dalla insufficiente disponibilità dei posti letto (“reali”): diventa improrogabile una profonda riflessione e radicale mutamento del rapporto tra Territorio, Ospedale e Ricerca! Solo se si stabilisse un proficuo e costruttivo rapporto si potrebbe immaginare un futuro di maggiore serenità ed efficienza. Dobbiamo sempre ricordare che l’obbiettivo della nostra attività non è la nostra persona, i nostri interessi e neppure quelli dei nostri familiari o del SSN: noi siamo i “Medici dei Cittadini”, vera e costante finalità della nostra professione.
L’alleanza tra Medici del territorio e degli ospedali, con il riferimento fornito delle attività universitarie deve divenire il centro strategico della nostra attenzione! Perché la protezione della popolazione più fragile può essere garantita solo da percorsi condivisi. Come sarebbe preziosa la prossimità del MMG al P.S. e viceversa l’opportunità fornita dallo specialista alla medicina territoriale! Non solo in termini di rapidità di comunicazione, ma anche di efficacia del processo. L’Ordine dei Medici favorisce in grande misura la stretta e costante collaborazione tra Medici, cosciente che ciò può realmente aiutare a salvare vite umane. Non solo dobbiamo rendere veramente attuale il FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico) ed ogni altro strumento con analogo significato di comunicazione informatica/tecnologica, ma sforzarci per farne uno straordinario strumento di utilizzo quotidiano.
Inoltre si spera sempre che non sia necessario ricordare che a norma dello stesso articolo del CD, “il medico assiste i colleghi prevedendo solo il ristoro delle spese”… E’ infine necessario ribadire che “il medico, in caso di errore professionale di un collega, eviti comportamenti denigratori e colpevolizzanti”. Molto spesso l’origine di burrascose peripezie medico-legali è proprio un atteggiamento colpevolizzante, irrispettoso di un collega, o – a volte – semplicemente un imbarazzante, malevolo commento… Quanto densa di programmi invece la parola “Collega”, anche semplicemente ricordandone l’etimologia “cum legare”: persona con la quale si condivide la responsabilità di un percorso, che nella nostra straordinaria professione è … la vita!

Presidente OMCeO Lecce