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Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. Aule

LA MEDICINA CON ORIENTAMENTO BIOINGEGNERISTICO PUO’ RAPPRESENTARE UNA GRANDE OPPORTUNITA’

La formazione medico-chirurgica in Italia per i corsi di laurea, specialità e master è in carico all’Università, mentre la formazione continua in medicina perlopiù segue altri canali istituzionali. Ci sono pochi dubbi riguardo all’eccellenza formativa dei corsi universitari di medicina e chirurgia italiani, testimoniata anche dall’apprezzamento dei nostri professionisti all’estero. Nel corso degli anni, grazie al potenziamento degli strumenti diagnostici e terapeutici disponibili (si pensi in tal senso al contributo delle nuove tecniche di genetica, di biochimica molecolare, di farmacogenetica, di imaging, di chirurgia, ecc) la formazione del medico, di fatto, si è modificata.

Tuttavia, per mantenere alto il livello formativo potrebbe essere proficuo orientarsi verso un modello più dinamico in grado di cogliere i cambiamenti legati al progresso, che oggi si susseguono con un ritmo molto rapido, mettendo in atto approcci formativi innovativi integrati con quelli tradizionali. Per quanto attiene alla formazione post laurea, sarebbe auspicabile cercare di renderla più efficace ed effettivamente continuativa, individuando dei modelli formativi in grado di suscitare maggiormente l’interesse del professionista.

UNA VERA E PROPRIA SFIDA NEL PANORAMA UNIVERSITARIO NAZIONALE

Un corso di laurea in Medicina con orientamento bioingegneristico, come quello prospettato dall’UniSalento, che ha tra i suoi obiettivi principali quello di coniugare l’eccellente formazione della Scuola di Medicina italiana e le pregevoli competenze rappresentate, ad esempio nel Salento Biomedical District, potrebbe diventare concretamente un efficace strumento di miglioramento e innovazione e, di conseguenza, data anche l’interconnessione fra la ricerca e la produzione bio-medicale, configurarsi come un vero e proprio investimento per la crescita del territorio e della sanità locale.

Va detto che l’attuale Rettore UniSalento Prof Fabio Pollice, già in occasione della sua candidatura aveva con grande determinazione manifestato la volontà di portare a compimento questo lungimirante progetto, e con il sostegno delle Istituzioni locali, dell’Ordine dei Medici, della Presidenza e dell’Assessorato allo Studio, Università e Formazione della Regione Puglia è riuscito a concretizzarlo. Si potrebbe dire che finalmente si è venuta a creare una “congiuntura astrale” favorevole per chi ha creduto in questo progetto e per l’Università in particolare, che, con l’istituzione del corso di laurea Med-Tec, ha ulteriormente arricchito il panorama culturale che la contraddistingue.

Il nuovo Corso di laurea in Medicina orientato in senso bioingegneristico si proietta sullo scenario universitario nazionale come una innovazione di grande rilievo e, per certi versi, come una vera e propria sfida. Se, come auspicabile, il Med-Tec si affermerà quale corso in Medicina in cui “si impara a fare di più e meglio”, sarà dimostrato che la medicina associata alla bioingegneria costituisce un valore aggiunto nella formazione del medico del futuro e questa tipologia di corso avrà ottime probabilità di essere presa come modello e adottata da altre Università.

L’Università da sola non può garantire insieme ricerca biomedica, didattica ed assistenza clinica. L’Università di per sé, vale a dire senza una integrazione con il Servizio Sanitario Nazionale, non può assicurare l’assistenza clinica né, di fatto, una adeguata formazione medica. La qualità di un professionista deriva infatti dall’associazione di una buona preparazione teorica con una applicazione pratica sui malati, impossibile senza la co-partecipazione del Servizio Sanitario Nazionale.

In aggiunta la collaborazione con le Imprese, è, a mio parere, fondamentale. Il nuovo corso di laurea offre infatti l’opportunità di sfruttare le eccellenze già esistenti nell’UniSalento per formare nuovi professionisti più competenti, in grado di integrare in maniera più mirata aspetti propriamente clinici con altri di ordine diagnostico-terapeutico all’avanguardia. In buona sostanza, la realizzazione di un polo di eccellenza salentino nell’ambito della ricerca biomedicale pone anche le basi per possibili fruttuose ricadute di tipo economico ed occupazionale future.

Purtroppo, in generale, nonostante i piani straordinari per il reclutamento dei ricercatori avviati negli ultimi anni, che pure hanno permesso di uscire da uno stallo decennale, il quadro della ricerca in Italia evidenzia una condizione di forte ritardo non solo rispetto ai principali Paesi industriali ma anche nei confronti di alcune economie europee di minori dimensioni come quelle scandinave. Di fatto, i paesi più innovativi in Europa sono quelli scandinavi, mentre l’Italia è diciottesima. La ricerca pubblica italiana usualmente vive nel dimenticatoio se non quando viene elogiata in occasione di importanti scoperte scientifiche. In queste circostanze riemerge un moto fugace di orgoglio nazionale, che si sovrappone all’indignazione per le precarie condizioni lavorative in cui operano i ricercatori italiani.

L’Italia è al 27° posto per gli stanziamenti in ricerca e all’8° per i risultati. È un dato di fatto che l’attività scientifica svolta in Italia, nonostante le risorse, sia considerata a livello internazionale come una delle migliori al mondo. Purtroppo l’organizzazione vigente, a differenza di quanto accade in molti altri Paesi, non valorizza adeguatamente il lavoro del Ricercatore universitario né sotto il profilo carrieristico né sotto quello economico. Questo, unitamente alla ormai consolidata abitudine degli Atenei italiani di promuovere esperienze all’estero per gli studenti più meritevoli, può spingere soprattutto i giovani a cercare soluzioni alternative nell’ambito di istituzioni Universitarie straniere, con il risultato che in Italia i docenti di età inferiore ai quarant’anni sono appena il 13%.

UN MEDICO COSI’ FORMATO SARA’ MOLTO RICHIESTO

Lo sviluppo della ricerca può essere un elemento particolarmente attrattivo per i nostri “cervelli in fuga”. Potere contribuire allo sviluppo della scienza è la spinta propulsiva di qualsiasi ricercatore; quindi sono convinto che un corso di laurea come il Med-Tec, che propone una visuale medica aperta sia sul fronte clinico che biotecnologico, favorendo l’elaborazione di progetti e l’ideazione di applicazioni pratiche, rappresenti una condizione molto stimolante per chi si dedica alla ricerca, sia che faccia parte dei “cervelli in fuga” che dei “cervelli stanziali”, cioè dei molti ricercatori che, con sacrificio, portano avanti l’attività scientifica in Italia.

Non credo che il corso di Laurea Med-Tec dell’UniSalento, che nasce con l’obiettivo di formare medici esperti nelle nuove tecnologie, possa penalizzare la competenza clinica e il rapporto medico-paziente. L’obiettivo principale del costituendo corso di laurea è quello di formare un medico in grado di operare una medicina moderna. In base a questo presupposto non vedo perché, in linea generale e a fronte di un ben strutturato e organizzato percorso formativo, un medico con delle competenze aggiuntive possa essere penalizzato rispetto ad uno che non le abbia.

Di fatto, gli ultimi anni sono stati comunque caratterizzati da nuove scoperte e dall’introduzione di nuovi esami diagnostici, senza che ciò abbia compromesso il rapporto medico-paziente o la competenza clinica. Ovviamente la capacità di comunicare ed interrelazionarsi risente anche delle caratteristiche caratteriali del singolo individuo, ma, soprattutto oggi, epoca in cui mediamente gli utenti sono molto più informati e preparati di un tempo, ritengo che un medico opportunamente formato anche sotto il profilo bioingegneristico possa diventare un professionista molto richiesto.

Relativamente poi alla necessità che il corso di laurea abbia un respiro internazionale attraverso reti di collaborazione con istituti esteri importanti, scambi di docenti, ricercatori e studenti, credo che la costituzione di reti di collaborazione universitarie al livello nazionale e internazionale sia essenziale per il corso di laurea Med-Tec, così come lo è per i corsi tradizionali. Questa opinione non risente solo della mia esperienza diretta, peraltro molto positiva, ma deriva da quello che, di fatto, è già l’orientamento internazionale più diffuso. Infatti ormai da tempo gli Atenei più importanti di diversi Paesi sfruttano con profitto la costituzione di reti collaborative per la ricerca scientifica e promuovono lo scambio di studenti per migliorare la formazione.

 

prof. Rocco Lguori
prof. Rocco Lguori – Bologna

 

 

Professore Ordinario di Neurologia presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e Direttore della UOC Clinica Neurologica presso l’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna. Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Medicine and Surgery e del Corso di Laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia. Presidente del Collegio dei Coordinatori dei Corsi di Laurea e dei Responsabili delle attività didattiche e professionali presso l’Università di Bologna. Componente del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) dell’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna e del CTS dell’Istituto di Montecatone (Imola-BO). Fa parte del C.D. dell’OMCeO Bologna, etc. etc.

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